In questo periodo di quarantena forzata, in cui il silenzio assordante ha lentamente preso possesso delle nostre città, non si è fatto altro che parlare di ritorno alla normalità. Non un semplice desiderio, ma vera e propria necessità.
Questo bisogno ci pervade, trasformandosi in un conto alla rovescia verso il ritorno a quella vita che conosciamo e che così tanto ci è mancata in questi tempi oscuri. E a ogni nuovo decreto del Presidente del Consiglio abbiamo atteso con trepidazione il via libera per riappropriarci della confortevole quotidianità finora negata. Ma siamo veramente certi che sia una buona idea? E quale sarà la normalità che ci attenderà nei prossimi mesi?
Casualmente mi sono imbattuto nella lettura di una articolo davvero illuminante che pone interrogativi inquietanti proprio sulla normalità verso cui tutti noi tendiamo così disperatamente.
Pubblicato su El Diario (un periodico digitale spagnolo) e apparso in Italia su Il Manifesto, firmato dallo spagnolo Ángel Luis Lara, sociologo, sceneggiatore e professore di studi culturali presso la State University di New York. Su gentile concessione dell’autore è stato tradotto dal castigliano all’italiano da Pierluigi Sullo.
Ne riporto soltanto un estratto (per chi volesse leggerlo interamente può trovare il link a fondo pagina).
“Se la clausura ha congelato la normalità delle nostre inerzie e dei nostri automatismi, approfittiamo del tempo sospeso per interrogarci su inerzie e automatismi. Non c’è normalità alla quale ritornare quando quello che abbiamo reso normale ieri ci ha condotto a quel che oggi abbiamo. Il problema che affrontiamo non è solo il capitalismo in sé, ma anche il capitalismo in me. Chissà che il desiderio di vivere non ci renda capaci della creatività e della determinazione per costruire collettivamente l’esorcismo di cui abbiamo bisogno.”
Le parole di Ángel Luis Lara spostano l’attenzione su quello che purtroppo si cela dietro la normalità: sfruttamento indiscriminato delle risorse, allevamenti intensivi, inquinamento, capitalismo e non solo. E mette in luce quanto le scelte di ieri abbiamo influito sul dramma di oggi e reso il nostro domani così impalpabile e incerto.




Mai come ora l’uomo ha la possibilità di voltare pagina e ripensare a un modello di vita che vada oltre l’inutile accumulo di capitale e a un’economia che metta finalmente al centro il benessere dell’essere umano. Perché soltanto un folle può ignorare il fatto che il concetto di normalità dovrà inevitabilmente essere ripensato e modulato nei mesi che ci attendono in funzione dello stato di salute globale.
“… La felicità consiste in un bene, posseduto il quale, non se ne desiderano altri …”. Severino Boezio.
Possiamo ancora cambiare e tentare di cancellare tutti gli enormi sbagli finora commessi, affinché questa tragedia mondiale possa trasformarsi in un’opportunità: un’occasione di rilancio e rinascita di una nuova era di prosperità diffusa e condivisa.
“… Il dramma dell’economia per come è stata costruita negli ultimi decenni è che ci toglie il tempo per pensare e se non si dedica del tempo a pensare non si può creare la propria vita.
Questo è uno dei principi più importanti dell’Economia Umanistica, dell’unico modello economico che mette al centro i valori superiori …”. Valerio Malvezzi
Quello che più mi spaventa è che l’uomo non ha memoria e non impara mai dai propri errori e temo che anche questa terribile pandemia si trasformerà ben presto solo in un labile ricordo e in un’opportunità perduta. Così come le immani tragedie che negli ultimi secoli hanno riempito soltanto pagine di storia ormai logore e dimenticate.




Quando l’onda mediatica sarà scemata e l’emozione del momento diretta verso altro, solo chi è stato colpito direttamente dal COVID 19 ricorderà che dietro quei numeri elencati ogni giorno così meccanicamente c’erano persone. E dietro quelle persone, storie e vite che nessuna “normalità” potrà più restituire. E per la cui morte non ci saranno né colpevoli né giustizia.
Bellissimo articolo 😉
Passa nel mio blog se ti va
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Grazie mille! Farò un salto lì da te 😉
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